Casa Professa - Palermo da vedere

Title
Vai ai contenuti

Visita Casa Professa

esterno
interno
dettagli
Sono nella omonima piazza che, pur nell'attuale stato di degradazione, conserva il taglio scenografico originale. Le vie Rimpetto Casa Professa (ora N. Basile) e Raffadali furono aperte nel 1603 per unire questo complesso monumentale al Cassaro. Una elegante quinta della piazza è costituita dal conservatorio DELLA   FAMIGLIA    Di   MARIA,    purtroppo   in   rovina, fondato qualche anno prima del 1671; la sua cappella, con bel portale esterno, è del 1796.

I GESUITI A PALERMO. Vi giunsero nel 1549 sotto l'alta protezione del viceré Giovanni de Vega che vide in essi uno dei più validi sostegni del viceregno spagnolo. In quell'anno costituirono, con le laute elargizioni dell'ossequioso Senato cittadino, il loro primo collegio in questa città. Rapidamente crebbe la loro potenza e nel 1552 ottennero da Carlo V l'Abbazia di S. Maria la Grotta, allora esìstente in questo luogo. Qui trasferirono il loro collegio che vi rimase fino al 1583, anno in cui fondarono l'attuale Casa Professa, la prima del genere in Sicilia. Il collegio poco dopo (1588) si installava nella sontuosa sede del Cassaro. Da questa Casa i Gesuiti diressero la loro attività in tutta la Sicilia fino alla loro espulsione nel 1767.

LA LUNGA STORIA DELLA FABBRICA DELLA CHIESA. Questa sorge su dì un moderato rialzo un tempo ricco di anfratti tenebrosi e dì acque sotterranee. La tradizione lo ricorda quale rifugio di santi eremiti ed afferma che S. Calogero qui dimorò in una grotta che da lui prese il nome. Vi si trovano tuttora catacombe d'età paleocristiana. Alla fine del sec. IX alcuni monaci basiliani vi fondarono un convento sotto il titolo di S. Filippo d'Argirò. Nei secoli se­guenti vari edifici sorsero su questo poggiolo fra cui cinque chiese che tutte furono assorbite nell'area della prima chiesa, dei Gesuiti sorta tra il 1564 ed il 1578, su progetto forse dell'architetto gesuita Giovanni Tristani. Era essa una basilica in stile severo, a tre navate con grossi pilastri di separazione e dominata da una spaziosa cupola. La sua vita ebbe però breve durata perché poco dopo le sue strutture furono assorbite nella nuova chiesa iniziata nel 1591 e terminata nel 1633. Furono allora aggiunte le profonde cappelle laterali e fu ampliata la zona oltre il transetto. L'edificio si estese in larghezza ma la navata maggiore conservò le definite dimensioni e la solidità tardo-rinascimentale. Né la cupola costruita più tardi, verso la metà del sec. VXII in sostituzione di quella cinquecentesca crollata, mutò tale situazione spaziale.

IL TEMPIO RICOSTRUITO. Nel 1943 un violento bombardamento distrusse gran parte della chiesa: crollarono la cupola, il transetto, la volta della nave maggiore e molte cappelle. I lavori di ripristino e di restauro non sempre sono stati condotti con scrupolo e rispetto dell'originale : la cupola ha dimensioni maggior di quella distrutta. La facciata di tipo tardo-cinquecentesco ha membrature lineari in superficie e assai sobria decorazione. Tra le statue che l'adornano è notevole, per grazia pensosa, quella centrale settecentesca della « Madonna della Grotta ». L'interno a croce latina e profondo presbiterio fonde il rigore rinascimentale alla spazialità pre-barocca. La navata centrale è volumetricamente definita dalla geometrica struttura dei pilastri e dall'equilibrato ritmo degli archi a pieno centro : una robusta cornice la scandisce longitudinalmente. Un più aperto sviluppo spaziale è nel transetto, nel presbiterio e nella cupola, la parte più seicentesca della chiesa. In ogni superficie, in ogni angolo, in ogni piega si stende un ininterrotto manto di decorazione. La compongono i motivi più svariati: vegetali, umani, animaleschi ed astratti. È intarsio marmoreo mobilissimo e scultura in una gamma infinita di colori. Assieme agli stucchi colorati ed agli affreschi concorre a piegare i fedeli alla venerazione ed alla sottomessa meraviglia in un clima di religione come fasto, potenza e rito. Per due secoli dal '600 al '700, schiere di artisti e marmorari lavora­rono a creare questo capolavoro decorativo.

Tratto da Wikipedia

Torna ai contenuti