San Giovanni dei Lebbrosi - Palermo da vedere

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Visita San Giovanni dei Lebbrosi

È nel corso dei Mille, al di là del ponte dell'Ammiraglio, poco oltre la piazza Scaffa. È occultata da indecorose casupole attraverso le quali è, sulla s. al n. 384, l'ingresso sopraelevato sulla strada.

STORIA DEL MONUMENTO. Esso, secondo lo storico Fazello, sarebbe stato edificato nel 1071, quando Roberto il Guiscardo e Ruggero assediavano Palermo difesa disperatamente dagli Arabi: sarebbe dunque la prima fra le costruzioni normanne della città. Sembra però più verosimile, a giudicare da taluni documenti e dai suoi caratteri stilistici, che essa appartenga al tempo di Ruggero II, alla prima metà cioè del XII secolo. Le fu annesso tosto un ospedale per lebbrosi che diede nome alla chiesa. Al tempo di Federico II chiesa ed ospedale furono concessi all'Ordine Teutonico della Magione che li tenne fin sullo scorcio del xv secolo. L'ospedale passò quindi al Senato cittadino e la chiesa restò, fino al sec. XVIII, all'abate della Magione.

CHIESA NELLO STATO ATTUALE. L'originario monumento normanno aveva, in età barocca, camuffato le sue strutture sotto uno spesso strato d'intonaco e varie sovrastrutture. Queste furono tolte durante la drastica opera di restauro condotta tra il 1925 e il 1930 da F. Valenti. Fu allora arbitrariamente costruito l'attuale campanile. La chiesa è preceduta da un esiguo portichetto cui s'appoggia a s. il corpo che contiene la scala del sovrastante campanile. L'interno ha pianta a triplice nave e transetto triabsidato. La presenza di massicci pilastri conferisce forza e staticità alle strutture, rilevando i caratteri arcaici della costruzione. Gli archi tra le navate sono leggermente ogivali ed i soffitti sono lignei. Il presbiterio è rialzato da tre gradini e coperto, nella parte centrale, da una cupola poggiata su otto archi ribassati con finestre e nicchie alternativamente. Le tre absidi hanno, al loro imbocco, colonnine annicchiate delle quali qualcuna originale e le altre imitate in gesso. Le finestre erano in origine munite di transenne a traforo. Vi si conserva un « Crocifisso » dipinto della metà del XV secolo.

Tratto da Giuseppe Bellafiore
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