Santa Maria dell'Ammiraglio - Palermo da vedere

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Visita Santa Maria dell'Ammiraglio - La Martorana

È di contro a quella di S. Caterina. Fu edificata in posizione dominante sugli spalti orientali dell'antica città. Gli edifici ingombranti che la serrano da tutti i lati e le profonde manomissioni alterarono ed avvilirono quindi la purezza dei suoi volumi. Oggi è un insieme pittoresco che reca i segni di varie età. Lo storico momumento. Fu edificato poco prima del 1143 (anno del suo completamento) da Giorgio Antiocheno, Grande Ammiraglio di re Raggerò. Fu affidato nel 1221 al clero greco e dotato nel 1243 di terre, case, villani e vasi di rame. Nei secoli XIII e XIV l'atrio della chiesa era sede della Corte Pretoriana di Palermo. Ivi nei 1282, correndo la guerra del Vespro, nell'ansia dell'esito dell'assedio di Messina, i baroni e i sindaci delle città siciliane deliberarono in una solenne adunanza di giurare fedeltà a Pietro d'Aragona e di offrirgli la corona di Sicilia. La chiesa fu quindi ceduta nel 1436 dal re Alfonso d'Aragona alle monache benedettine del vicino convento della Martorana; da ciò deriva il suo secondo nome. È nel 1588 la prima sostanziale manomissione: la chiesa fu allungata demolendo la facciata originale e il nartece interno, l'atrio fu coperto e trasformato e si aggiunse la facciata che oggi si vede sulla piazza. Negli anni 1783-86 fu abbattuta l'abside centrale e con essa i mosaici ivi esistenti e fu costruito l'attuale presbiterio. Le monache provvidero a scavare un lungo cunicolo che, passante sotto la piazza pretoria, le conduceva non viste ad un belvedere sul palazzo Guggino-Bordonaro nel Cassaro. Alla fine del secolo scorso ebbero inizio i lavori di ripristino. Si ricostituirono talune parti del vecchio edificio normanno distruggendo pregevoli opere barocche. La chiesa attuale. Quella originaria era preceduta da un atrio trapezioidale cui s'accedeva da una torre-ingresso costituita dai primi due ordini dell'attuale campanile e posta sull'asse dell'abside principale. Questa generale distribuzione rimanda a talune moschee fatimite nord-africane, alla cui architettura si rifanno tanto l'alzato quanto i particolari costruttivi e decorativi del monumento. Gli ordini inferiori del campanile si distinguono per la netta definizione del loro volume: quelli superiori, forse trecenteschi, sono illeggiadriti da una fitta selva di colonnine ricche di effetti pittorici e chiaroscurali. Sul lato settentrionale funge da architrave un rilievo del sec. xn. La chiesa conserva nel lato settentrionale in alto, un fregio epigrafico in lingua greca. L'interno reca misti gli elementi antichi a quelli barocchi. I restauri hanno in parte isolato l'antica chiesa, suggerendo, ove mancano, i muri originari dell'atrio e il primitivo edificio centrico della chiesa. Questo tutto si raccoglie attorno alla cupola che, poggiando su di un tamburo a nicchie e rincassi, accoglie lo slancio degli archi su alti piedritti e delle quattro colonne centrali. Il turbamento maggiore alla conchiusa spazialità dell'edificio normanno è lo squarcio del presbiterio, profondo e luminoso là dove era l'abside primitiva, breve e semicilindrica. Né sono minori le menomazioni del manto decorativo in origine continuo, sofficemente cromatico ed irreale ed ora frammisto al chiassoso pittoricismo degli affreschi ed alla aggressiva presenza dei marmi mischi. Dell'organico sviluppo iconografico del ciclo completo dei mosaici che rivestivano la chiesa rimane un numero di figurazioni sufficiente alla comprensione dell'intero programma decorativo originario.

Tratto da Giuseppe Bellafiore
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